È stata la Peta (People for the Ethical Treatment of Animals) ha far luce sulla scandalosa pratica adottata per ricavare la pregiata lana d’angora, utilizzata per confezionare le maglie ed i maglioncini belli soffici di Zara e di altre famose marche d’abbigliamento.
Il video è stato registrato in una delle “fabbriche”-mattatoio cinesi, dove i poveri conigli d’angora vengono tenuti ingabbiati e poi uno dopo l’altro, tosati… a strappi!
Il video è stato pubblicato in rete ma è stato censurato sia su Youtube che su Vimeo. L’ho ripubblicato su Vimeo.
Gli attivisti “Super Bunny Warriors” e “Sum of Us” hanno indetto una petizione, con la speranza che gli organismi sanitari e di giustizia internazionale possano fermare questa barbarie medievale che si consuma in Cina, dimostrando ai nostri figli che l’umanità possa ancora essere considerata una caratteristica dell’essere umano.
Ovviamente in Italia non ne ha parlato quasi nessuno, per ovvi interessi economici e paure di ritorsioni, il classico comportamento della penisola dell’omertà. Non mi soprende affatto.
I responsabili del Gruppo Inditex, Amancio Ortega e Rosalía Mera (propietari di Zara, Bershka, Pull and Bear, Stradivarius, Massimo Dutti, Oysho, Zara Home, Zara Kids e Uterqüe) hanno rilasciato questa dichiarazione attraverso un loro funzionario:
“Vogliamo sottolineare che Zara non è un compratore diretto di angora. La materia ci viene consegnata dai nostri fornitori e quindi, conseguentemente, noi non abbiamo nessuna relazione commerciale diretta con le compagnie che si occupano della produzione di questi materiali grezzi”.
Insomma, io almeno sono senza parole. Nascondersi dietro un dito in questa maniera, oltre che ridicolo e vergognoso è un’esplicita dichiarazione di irresponsabilità e inumanità ed una completa mancanza di rispetto nei confronti di tutti i clienti dei negozi del Gruppo Inditex.
Il 90% dell’angora mondiale proviene dalla Cina, dove non c’è una legge che vieti e penalizzi l’abuso di animali nelle fabbriche e non esiste nemmeno uno straccio di norma che regoli il trattamento degli animali. La violenta pratica dello strappare il pelo ai conigli, deriva da una semplice questione di profitto: l’angora ha un valore di mercato che varia dai 25€ ai 34€ al kilo ma i peli più lunghi che sono ricavabili strappando il pelo ai conigli, piuttosto che tosandolo, possono essere venduti addirittura a più del doppio del proprio valore di mercato.
Grazie all’azione degli attivisti ed alla diffusione che ha avuto il video in internet (che è stata la prova inconfutabile di come sono stati prodotti milioni di capi d’abbigliamento che sicuramente uno su tre di voi lettori ha nel proprio armadio, ndr), sembra che altre aziende e catene di negozi famosi in tutto il mondo vogliano responsabilizzarsi in merito a tale orrorifica pratica, dichiarando nelle scorse settimane di voler bloccare l’importazione di questo tipo di lana (per ora si tratta solo di credere alla loro parola…)
- ASOS
- Boden
- Debenhams
- H&M
- Limited Brands (Victoria’s Secret)
- Marc O’Polo
- Marks & Spencer
- Next
- Primark
- PVH Corp. (Calvin Klein, Tommy Hilfiger, Van Heusen, IZOD, Arrow, G. H. Bass, Geoffrey Beene, BCBG Max Azria, Chaps, Sean John, Kenneth Cole New York, JOE Joseph Abboud e Michael Kors)
- Ted Baker
- Whistles
Per ora i portavoce di Zara hanno solo dichiarato che si “impegneranno” a bloccare la vendita di prodotti fatti con lana d’agora. Io, personalmente, non ci credo. Credo invece che come sempre aspetteranno che i riflettori sulla vicenda si spengano, faranno qualche buona campagna sociale e nel frattempo continueranno a torturare, ehm, scusate “ad utilizzare prodotti derivati dalla tortura di animali di cui loro non se ne fanno responsabili…” e a venderceli con qualche bello slogan animalista o socialmente responsabile, così da farci restare dei calmi, contenti e stupidi ignoranti clienti.
Attualmente la Gap, azienda statunitente del settore abbigliamento ed accessori (anche proprietaria dei marchi Old Navy, Banana Republic, Athleta, Piperlime e Intermix) continua ad ignorare lo scandalo che Peta sta facendo conoscere ai consumatori di tutto il mondo e continua ad importare agora dalla Cina. Potete firmare la petizione per chiedere direttamente al proprietario della Gap, Glenn K. Murphy, che smetta di tortura i conigli qua: https://secure.peta.org/site/Advocacy?cmd=display&page=UserAction&id=5201
Per queanto vi piaccia indossare un maglioncino bello soffice, ricordatevi di leggere l’etichetta e lasciarlo sugli scaffali, se avete ancora un po’ di rispetto per l’innocenza degli animali.
Matteo Vitiello
Petizione per fermare la tortura dei conigli d’agora: http://action.sumofus.org/a/topshop-angora-rabbit/
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Scandalo lana conigli agora sulla stampa internazionale:
- PETA releases video of angora rabbit investigation in China, CBS, 20 Novembre 2013
- Animal-welfare activists target Zara over angora fur, Los Angeles Times, 16 Dicembre 2013
- Gap, Zara Continue Selling Angora Products Despite Disturbing Fur Farm Video, Huffington Post, 16 Dicembre 2013
- Zara Urged To Join ASOS, Topshop And Primark In Ban On Angora Products, Marie Claire UK, 17 Dicembre 2013