Che il regime militare si converta in regime di pace e democrazia.

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A due giorni dalla sua liberazione, Aung San Suu Kyi ha annunciato la volontà di portare avanti assieme a tutto il popolo della Birmana, una rivoluzione pacifica. Il premio Nobel ha parlato oggi dal quartier generale della del suo partito, la Lega Nazionale per la Democrazia, affermando che “arriverà il giorno in cui la Birmania sarà un Paese democratico, anche se non so quanto tempo ci vorrà”. La premio Nobel per la Pace ha sottolineato oggi che la sua volontà non è tanto quella che il regime militare cada bensì che cambi, che rinasca e dia dignità alla propria professionalità ed al vero patriottismo. “Credo che sia abbastanza ovvio quello che la gente vuole – ha detto Aung San – la gente vuole semplicemente una vita migliore, basata sulla sicurezza e la libertà. Penso, inoltre, che dobbiamo far sì che tutto ciò accada, dobbiamo muoverci uniti e mettere in pratica una rivoluzione non violenta”.

I Paesi asiatici più vicini alla Birmania hanno reagito con entusiasmo al rilascio ed al discorso della leader democratica birmana. Il ministro indonesiano Marty Natalegawa ha detto: “adesso dobbiamo assicurare che Aung San Suu Kyi ed i suoi seguaci diventino parte attiva nella soluzione dei problemi in Birmania e possano promuovere liberamente la democrazia all’interno del Paese”. Sulla stessa linea di pensiero anche Satoru Sato, segretario del Ministro degli Esteri Giapponese, che ha sottolineato: “adesso ci aspettiamo che il governo birmano prenda in seria considerazione la situazione interna del Paese e cominci ad attuare con misure positive rivolte a rafforzare il rispetto dei diritti umani dei cittadini ed a promuovere la democrazia e la riconciliazione nazionale”.

La Birmania continua ad essere un Paese retto da un governo militare e come tutti i governi militari del mondo, i suoi capi hanno fatto dell’autoritarismo, del dispotismo e della violenza le chiavi del proprio potere. È facile fare politica ed amministrare uno Stato calpestando i diritti civili dei cittadini. O la pensi come me, o mi obbedisci e basta, o ti faccio fuori. Aung San Suu Kyi, la paladina della pace e della democrazia in Birmania (ed in tutto il mondo, ndr.) spera che un giorno non troppo lontano le coscienze di ogni singolo membro di governi militari come quello birmano cambino… Sicuramente la forza d’animo di Aung San Suu Kyi, la sua energia, la sua natura, i suoi principi ed i suoi valori, uniti alla partecipazione non violenta di tutta la popolazione della Birmania e, magari, anche di una più decisa presa di posizione da parte della comunità internazionale (Europa e Stati Uniti in primis, ndr.), potranno contribuire a risvegliare in Birmania (ed in tutti gli altri Paesi del mondo dove ancora la violenza è l’unica forma di amministrazione e governo, ndr.) il senso di parole come pace e democrazia.

Forse un giorno questo accadrà, quando tutte le nazioni del mondo condivideranno le risorse del pianeta, si muoveranno, prenderanno decisioni e costruiranno solo ed esclusivamente in nome della pace e della democrazia mondiale, in un’ottica di autentica comunità civile internazionale…

Oggi, le persone come Aung San Suu Kyi ci insegnano quanto sia importante non perdere mai la speranza e lottare per dare sempre il buon esempio, per contribuire tutti assieme alla nascita di un futuro migliore.

Tratto dal discorso di Aung San Suu Kyi dello scorso sabato:

“La base della democrazia è la libertà di parola e anche se penso di sapere cosa volete, vi chiedo di dirmelo voi stessi. Insieme decideremo quello che vogliamo e per ottenerlo dobbiamo agire nel modo giusto, non c’è motivo di scoraggiarsi […]. Gli ufficiali della sicurezza mi hanno trattato bene. Voglio chiedere loro di trattare bene anche il popolo […]. Non temo le responsabilità […] ho bisogno dell’energia di voi tutti, di tutta la popolazione […] assieme lavoreremo per migliorare il nostro livello di vita […]. La mia voce, da sola, non è democrazia. Niente può essere raggiunto senza la partecipazione della gente. Dobbiamo camminare assieme […]. C’è democrazia quando il popolo controlla il governo. Accetterò che il popolo mi controlli […]. Questo è il momento in cui la Birmania ha bisogno di aiuto […]. Le nazioni occidentali, le nazioni orientali, il mondo intero… tutto comincia con il dialogo”.

 

Matteo Vitiello