Salvador Dalí (PARTE II)

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  • Il simbolo della monarchia à la sfera. In termini architettonici si rappresenta mediante la cupola. Il popolo deve sentire che sotto la cupola del governo assoluto è protetto e sta maturando, come il melone sotto il suo guscio. La repubblica, la forma della quale è il Partenone, non assicura altro che una protezione illusoria, sottomessa costantemente alla critica. È l’abuso di potere, l’usurpazione delle funzioni, il tradimento permanente dell’angolo retto, figura illegittima. Non c’è niente di più brutto che il tetto angolare del Partenone, sulla cima del quale si ammassano tutte le schifezze, cominciando dalle cagate delle rondini. Basta alzare la testa: il frontone è un nido di merda. Non c’è niente di meno legittimo.
  • Bisogna mettere la gente in prigione. Sono a favore della prigione. Il periodo più felice della mia vita sono stati i quattro mesi di prigione che ho passato in Spagna. Prima, ero completamente libero, viziato dai miei genitori; tutto ciò che volevo, l’avevo. Però mi prese una specie d’ansia veramente angosciante, perché non sapevo assolutamente se fosse meglio scrivere un poema, invece che fare un disegno, un quadro a olio, uscire con ragazze molto giovani o diventare leggermente pedofilo. Insomma, un’angoscia terribile! Mi misero in prigione. Tutte le angosce scomparvero in un solo giorno e cominciai ad assaporare sibariticamente la vita.
  • Il pagliaccio non sono io, è questa società mostruosamente cinica e tanto ingenuamente incosciente, che gioca al gioco di fare la seria per nascondere meglio la propria pazzia.

  • Il meglio del diritto romano, che protegge la proprietà privata e l’arricchimento personale, è l’instaurazione dell’idea che la libertà più grande, la vetta sublime del merito, è il potere di non fare niente.
  • Tutto mi modifica, però niente mi cambia.
  • Qualsiasi uomo di quarant’anni che ancora prenda il metro è un fracassato.
  • Avere un universo proprio è molto meglio che essere proprietari di un’auto.
  • Le persone molto ricche sempre mi hanno fatto un certo effetto. Anche le povere. Solo le mezze persone mi hanno lasciato senza alcuna reazione.
  • La mia filosofia è quella di un uomo che lavora e gioca allo stesso tempo, ovvero, che pensa e che agisce, la vita intera del quale non è nient’altro che l’elaborazione del suo pensiero ed il pensiero del quale è costantemente espresso attraverso il gioco.
  • Non credo nella giustizia. Il suo sesso è troppo ambiguo. La giustizia è la donna barbuta.
  • La Rivoluzione Russa è la Rivoluzione Francese che arriva tardi, per colpa del freddo.
  • Dal punto di vista estetico, la libertà è una mancanza di forme.
  • Un vascello, che sembra la cosa più libera del mondo, non è nient’altro che un sistema di relazioni molto rigorose.
  • Gli errori hanno quasi sempre un carattere sacro. Non cercare di correggerli. Al contrario, razionalizzali, comprendili integralmente. Dopodiché ti sarà possibile sublimarli.
  • Tutto ciò che non è equilibrio, è la morte.
  • Tutto fa credere che la realtà, in un futuro molto prossimo, sarà considerata unicamente come un semplice stato di depressione ed inattività del pensiero.
  • L’uomo che più detesto è Auguste Rodin, perché è l’autore di una scultura abominevole che rappresenta un pensatore, con la testa appoggiata sulle mani. In questa posizione non si può creare niente, al massimo si può defecare.

  • L’importante è propagare la confusione, non eliminarla.
  • Sono completamente a favore delle libellule. Queste bestiole offrono veritieri sintomi antigravitazionali. Lo stesso succede alle mosche. Le libellule sono le macchine del futuro.
  • Sempre ho considerato l’epoca del 1900 come la risultante psicopatologica della decadenza grecoromana.
  • Mi piace legger solo ciò che non comprendo. Nel non comprenderlo, posso immaginare molteplici interpretazioni.
  • L’anima è uno stato del paesaggio, al contrario dell’idea romantica che il paesaggio è uno stato dell’anima.
  • La maggior parte dei cretini necessita lavorare per guadagnare denaro. Io necessito guadagnare denaro per lavorare in pace.

Salvador Dalí