Fusione nucleare fredda a Bologna

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Non tutti sanno quali possono essere le applicazioni di due delle forme d’energia più importanti del nostro pianeta: il nucleare ed il magnetismo. Se il petrolio ha dominato la storia dell’età industriale, sono ormai passati anni dalla creazione dei primi prototipi di veicoli e velivoli elettrici e a propulsione nucleare o magnetica. Purtroppo, la natura e l’utilizzo del nucleare e del magnetismo (soprattutto per quanto riguarda il magnetismo e l’applicazione dell’energia magnetica, ndr), in quanto forme d’energia libere ed inesauribili della Terra (e quindi poco capitalizzabili dal sistema politico-economico internazionale, ndr), sono rimaste nozioni top secret e le loro applicazioni nascoste alle masse.

Lo sappiamo bene, il mondo gira ancora intorno all’economia ed al potere di cui solo pochi vogliono godere per arricchirsi e controllare tutti gli altri, triste ma vero. Viviamo schiavi di un sistema che nasconde molte verità scientifiche, provate e riconosciute ma non diffuse su larga scala.

In questo articolo parliamo di energia nucleare, però non della forma di ricavarla che conosciamo tutti, bensì della fusione nucleare fredda.

La fusione nucleare fredda, detta comunemente fusione fredda o fusione a freddo (in inglese Low Energy Nuclear Reactions – LENR, “reazioni nucleari a bassa energia”, o Chemically Assisted Nuclear Reactions – CANR, “reazioni nucleari assistite chimicamente”) è un nome generico attribuito a reazioni di natura nucleare, che si producono a pressioni e a temperature molto minori di quelle necessarie per ottenere la fusione nucleare “calda” (fusione termonucleare, ndr), per la quale sono necessarie temperature dell’ordine del milione di Kelvin e densità di plasma molto elevate. Dopo il clamore provocato nel 1989 dagli esperimenti di Martin FleischmannStanley Pons, ricercatori dell’Università di Salt Lake City (Utah – U.S.A.), poi ripetuti in diversi laboratori, sono seguiti degli studi teorici. Nel maggio 2008 Yoshiaki Arata, uno dei padri della fusione nucleare calda nipponica, insieme alla collega Yue-Chang Zhang, ha mostrato pubblicamente ad Osaka un reattore funzionante con pochi grammi di palladio.

Diversamente dalle reazioni di fusione termonucleare, è possibile ottenere la fusione nucleare fredda spendendo molta meno energia, grazie allosfruttamento dell’azione di un catalizzatore come il palladio, ad esempio.

Lo scorso venerdì 14 gennaio, Sergio Focardi, professore di fisica dell’Università di Bologna, ed Andrea Rossi, ingegnere, hanno presentato la creazione di una reazione nucleare fredda al grande pubblico (in coda all’articolo trovate il video completo dell’esperimento, ndr) attraverso la riproduzione dell’esperimento che realizzarono nel 2008 ed i cui risultati furono pubblicati nell’articolo “A new energy source from nuclear fusion” (Journal of Nuclear Physics, marzo 2010).

Il risultato: con un apporto d’energia in ingresso di appena 600 Watt/ora, un piccolo macchinario ha prodotto 12 KiloWatt/ora. Un reattore nucleare da tavolo.

“In questo esperimento – ha detto il prof. Focardi – si è ottenuta un’efficienza energetica senza precedenti, assolutamente non paragonabile ai processi di produzione energetica comunemente utilizzati. I materiali di partenza del nostro processo sono nichel e idrogeno, questo viene scaldato a una certa temperatura con una normale resistenza. Arrivati alla temperatura d’innesco si inizia il processo di produzione di energia, gli atomi di idrogeno penetrano nel nichel e lo trasformano in rame. O decidiamo che il principio di conservazione dell’energia è violabile, oppure quella a cui abbiamo assistito è una reazione nucleare in piena regola”.
Il prof. Focardi ha ammesso che la dinamica di questo processo non è ancora completamente dimostrabile, seppur riproducibile. Grazie ad esperimenti come questo (qua trovate una cronologia di tutti gli esperimenti effettuati nel corso degli ultimi anni sulla reazione nucleare fredda, ndr) sappiamo che si può produrre energia anche 200 volte superiore a quelle di partenza. Tale energia è ovviamente utilizzabile per alimentare generatori o riscaldare ambienti.

Attraverso la reazione nucleare fredda è possibile produrre enormi quantità di energia a basse temperature, con poco dispendio economico (sono necessari solo pochi grammi di nichel), reattori nucleari di dimensioni ridotte (grandi quanto una mano, ndr) e rischi contenuti.

Concludendo, perché l’energia nucleare fredda non è ancora utilizzata su larga scala, nonostante siano passati più di vent’anni dall’esperimento di Fleischmann e Pons? Semplice, la risposta si collega al tema affrontato nell’introduzione di questo articolo: tutte le caratteristiche della fusione nucleare fredda non piacciono a chi (i grandi magnati dell’energia, della politica e dell’economia, ndr) vuole continuare ad arricchirsi con altre forme d’energia più redditizie, a scapito dei nostri portafogli e della salute del nostro pianeta.

Matteo Vitiello

 


 

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