Pirolizzatori di rifiuti: l’alternativa sana agli inceneritori, la soluzione che non piace perché troppo efficiente!

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“Sono un inguaribile ottimista, ma credo che la situazione di emergenza a Napoli si possa risolvere in due settimane”. “Non ho visto alcuna contestazione a Napoli, ero in macchina e stavo parlando tranquillamente. Se ci sono ragazzi che invece di dedicarsi al corteggiamento delle ragazze preferiscono dedicarsi ad attività di questo genere, sono fatti loro. Io alla loro età facevo cose diverse”. (Silvio Berlusconi, 2010).

“Gli inceneritori non provocano tumori” (Matteo Renzi, 2012).

A parte le stronzate che diceva Berlusconi e la radicata ignoranza del ragazzino marionetta Renzi, il problema della spazzatura in Italia ha una soluzione. Ce l’ha da anni ma per questioni d’infimo interesse mafioso, non si vuole cambiare. Risultato? Oggi sempre più gente contrae un tumore per colpa delle tossine prodotte dai rifiuti e dall’utilizzo degli obsoleti inceneritori.

La spazzatura c’è oggi e ci sarà domani fino a quando un capo Camorra non deciderà il contrario. Funziona così in Italia e sarebbe ora che la gente smettesse di credere alle promesse dei politici di turno sul tema. Se vogliamo parlare di cose serie e volete sapere come si dovrebbero gestire i rigiuti, continuate a leggere.

L’evoluzione nello smaltimento dei rifiuti, è l’utilizzo esclusivo di pirolizzatori, macchinari efficentissimi a costi di gestione praticamente irrisori. La soluzione che, proprio per la sua altissima efficienza, non piace a politici e imprenditori del settore italiani (leggi mafiosi, ndr), perché non genera utili ma solo salvaguarda l’ambiente e la salute dei cittadini italiani, cose che non “fanno fare soldi”.

Un pirolizzatore elimina i rifiuti attraverso la cosiddetta pirolisi, un processo di decomposizione termochimica di materiali organici, ottenuto mediante l’applicazione di calore ed in completa assenza di un agente ossidante, normalmente l’ossigeno. Riscaldando il materiale in presenza di ossigeno avviene una combustione, che genera calore e produce composti gassosi ossidati. Il calore fornito nel processo di pirolisi scinde i legami chimici originari del materiale, formando molecole più semplici. Utilizzando temperature comprese tra 400 e 800°C, la pirolisi dei rifiuti converte il materiale dallo stato solido a prodotti liquidi (olio di pirolisi) e gassosi (syngas), utilizzabili a loro volta come combustibili o materie prime destinate a successivi processi chimici. Il residuo carbonioso solido ottenuto può venire ulteriormente raffinato fornendo prodotti, quali il carbone attivo. Esistono molte tecnologie legate alla pirolisi, come il sistema Thermofuel® ad esempio, che permette di ottenere, a partire dalla plastica, diesel sintetico.

I rifiuti, specie quelli di natura organica, lasciati in discarica sviluppano gas ed in particolar modo metano, un potenziale effetto serra di circa venti volte superiore di quello prodotto dall’anidride carbonica. A differenza dei gas da discarica, che senza alcun controllo vengono emessi in atmosfera, i gas di pirolisi vengono prodotti in modalità controllata nel reattore di pirolisi, minimizzando i rischi di inquinamento ed ottimizzando la totale captazione dei gas prodotti.

PIROLIZZATOREUn impianto pirolitico da 3,5 MWh nominali smaltisce 37.500 tonnellate annue di CDR, pari alla produzione media di CDR di una città di circa 250.000 abitanti e con una produzione di 26.250 MW equivalente a 2.250 TEP (Tonnellate Equivalenti di Petrolio risparmiato). L’impianto pirolitico non produce residui di lavorazione: tutto il materiale in ingresso viene smaltito, anche gli stessi scarti, in gran parte composti dal’anidride carbonica inutilizzata, vengono vetrificati (il vetrificato inerte è utilizzato per la fabbricazione di sottofondi stradali o per altri impieghi civili simili).

Un ciclo energetico capace di smaltire direttamente in loco i rifiuti prodotti senza dover dipendere da discariche. Il risultato è energia in forma meno inquinante, se comparata a quella prodotta da combustibili di origine fossile. La riduzione esponenziale di carichi inquinanti non è ottenuta aggiungendo filtri o dispositivi più o meno complessi ma semplicemente eliminando all’origine la fonte dell’inquinamento. Non ci sono ceneri, nano-particelle, fumi incombusti, diossine, furani o quanto altro che si liberano in atmosfera alla fine del ciclo di trasformazione.

I principali benefici dell’utilizzo del gas di pirolisi per la produzione di energia sono: la diminuzione della dipendenza dai combustibili fossili; il rispetto della Direttiva Europea che consiglia la minimizzazione del ricorso al trasporto su ruote, la riduzione dell’inquinamento ed il miglioramento della qualità ambientale e di vita; l’aumento dell’occupazione.

Questa è la soluzione, la costruzione di pirolizzatori su tutto il territorio nazionale, in quanto rappresentano la più valida alternativa ai vecchi inceneritori, in termini di risorsa energetica per la comunità, per l’ambiente e per l’economia.

I politici ed alcuni scienziati venduti continuano a far credere che gli inceneritori con recupero energetico (chiamati, solo in Italia, termovalorizzatori, ndr) siano la soluzione migliore e definitiva a tutti i problemi di smaltimento dei rifiuti. Cercano di convincere i cittadini che con gli inceneritori sia possibile ridurre quasi a zero i rifiuti conferiti in discarica e senza pericoli per la salute pubblica, poiché consentirebbero di ridurre al minimo l’inquinamento prodotto. La verità è che non è così, e le cosiddette ecoballe (il CDR), bruciati nei termovalorizzatori, non sono fonte di energia rinnovabile ma fonte d’inquinamento puro.

In Italia non si brucia neanche più la spazzatura, la si lascia per le strade, in attesa di decidere chi tragga più benefici dalla sua gestione. Che Paese di merda!

Però… qualcosa di buono è stato fatto in Italia: è il caso di THOR.

THOR, acronimo di Total House Waste Recycling (riciclaggio completo dei rifiuti domestici, ndr) è una tecnologia di riciclaggio dei rifiuti sviluppata interamente in Italia, che si basa su un processo di raffinazione meccanica per ridurre i rifiuti a dimensioni microscopiche, inferiori a dieci millesimi di millimetro. Il risultato è una materia omogenea, purificata dalle parti dannose e dal contenuto calorifico, utilizzabile come combustibile e paragonabile ad un carbone di buona qualità.

“Un combustibile utilizzabile con qualunque tipo di sistema termico, compresi i motori funzionanti a biodiesel, le caldaie a vapore, i sistemi di riscaldamento centralizzati e gli impianti di termovalorizzazione delle biomasse. Le caratteristiche chimiche del prodotto che viene generato dalla raffinazione meccanica dei rifiuti solidi urbani, una volta eliminate le componenti inquinanti sono del tutto analoghe a quelle delle biomasse ma rispetto a queste sono povere in zolfo ed esenti da idrocarburi policiclici. È possibile utilizzare il prodotto sia come combustibile solido o pellettizzato oppure produrre bio-olio per motori diesel attraverso la pirolisi. L’impianto è completamente autonomo, consuma parte dell’energia che produce ed il resto lo cede all’esterno. Un impianto di meccano-raffinazione di taglia medio/piccola, da 20 mila tonnellate di rifiuti l’anno, presenta costi di circa 40 euro per tonnellata di materiale. Per una identica quantità, una discarica ne richiede almeno 100 ed un inceneritore 250 euro. A questi costi vanno aggiunti quelli di gestione, in particolare le spese legate allo smaltimento delle scorie e delle ceneri per gli inceneritori o della gestione degli odori e dei gas delle discariche, entrambi inesistenti nel THOR. Quanto al calore, i rifiuti che contengono cascami di carta producono 2.500 chilocalorie per Kg, mentre, dopo la raffinazione meccanica, superano le 5.300 kilocalorie. Un esempio concreto: un’area urbana di 5mila abitanti produce circa 50 tonnellate al giorno di rifiuti solidi, con queste THOR permette di ricavare una media giornaliera di 30 tonnellate di combustibile, 3 tonnellate di vetro, 2 tonnellate tra metalli ferrosi e non ferrosi ed 1 tonnellata di inerti, nei quali è compresa anche la frazione ricca di cloro dei rifiuti, che viene separata per non inquinare il combustibile. Il resto dei rifiuti è acqua, che viene espulsa sotto forma di vapore durante il processo di micro-triturazione. Il prodotto che esce da THOR è sterilizzato perché le pressioni che si generano nel mulino, dalle 8000 alle 15000 atmosfere, determinano la completa distruzione delle flore batteriche, inoltre, non si producono odori da fermentazione, il prodotto resta inerte dal punto di vista biologico ma combustibile. Un’altra applicazione interessante di THOR, utile per le isole o le comunità dove scarseggia l’acqua potabile: l’energia termica prodotta può essere utilizzata per alimentare un dissalatore, producendo acqua potabile e, nello stesso tempo, eliminando i rifiuti soldi urbani”. (Paolo Plescia, ricercatore dell’ISMN, organo del CNR, l’istituto che sviluppò la tecnologia THOR).

Italia fu leader, insieme all’Australia, nella sperimentazione di Thor. In merito a tale progetto, dal 2008, non si è saputo più nulla. [leggete anche questo articolo: Israele, tecnologie per gli indifferenziati]

Berlusconi, camorristi, mafiosi (chiamateli come volete, le etichette non cambiano la sostanza, ndr) hanno sempre voluto e vogliono continuare a trarre profitti privati dalla gestione dei rifiuti italiani, se ne fregano dell’ambiente o se si ammalano e muoiono, ogni anno, sempre più cittadini.

Il Cavaliere continua a fare promesse per mantenere quieti gli italiani, che, purtroppo, continuano ad ascoltarlo.

Ad oggi, cari amici, gli unici rifiuti impossibili da smaltire sono Silvio Berlusconi e la mafia italiana.

Matteo Vitiello

Matteo Renzi, parlando a vanvera, offendendo e mettendosi contro ricercatori e scienziati che cercano di far capire che gli inceneritori fanno ammalare e uccidono:

https://www.youtube.com/watch?v=RP_6Q_Oldgw

 

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