Nazisti rifugiati. Onorificenza NASA al criminale del Terzo Reich

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Un informe dell’O.S.I. (l’Office of Special Investigation, un’unità della Criminal Division dell’United States Departmnet of Justice) è rimasto occultato per quattro anni, seicento pagine che descrivono come il governo degli Stati Uniti d’America diede copertura ed asilo politico, dopo la Seconda Guerra Mondiale, a circa una ventina di importanti personaggi della dittatura nazista.

I responsabili del dipartimento a cui apparteneva l’OSI si erano sempre negati a rendere pubbliche tali informazioni segrete. Lo scorso 13 novembre il documento è stato pubblicato dal The New York Times. È stato un letterato di Washington, David Sobel, a portare avanti un lungo contenzioso con il governo statunitense, volto a far conoscere all’opinione pubblica l’informe.

Questo il link dove potete leggere integralmente il documento.

Il testo spiega come la CIA aiutò diversi criminali nazisti tedeschi a scappare dalla Germania hitleriana e rifugiarsi negli Stati Uniti. Il governo americano non solo permise a queste persone di vivere sotto copertura, li fece collaborare con le proprie istituzioni, nella stessa CIA e nella NASA. Uno dei casi è quello di Arthur Luis Hugo Rudolph, ingegnere capo della fabbrica di armamenti nazi di Mittelwerk (dove venivano costruiti i razzi V2, ndr.). Gli Stati Uniti gli facilitarono l’ingresso nel Paese nel 1945, al fine di farlo collaborare alla produzione di nuovi missili americani. Rudolph era parte della cosiddetta Operation Paperclip , un programma americano che prevedeva il reclutamento di scienziati (leggi criminali, ndr.), che avevano lavorato per Adolf Hitler. Più tardi fu assunto dalla NASA, che si era già affidata ad un suo collega, il bravissimo Wernher Von Braun (1912-1977), per portare avanti il programma spaziale statunitense. Addirittura, a tale sig. Rudolph la NASA diede onorificenze per essere stato il padre del famoso razzo lunare Saturn V (utilizzato dagli Stati Uniti nelle missioni Apollo e Skylab, ndr.). Onorificenze a quello stesso Rudolph, che fu uno dei principali colpevoli della morte di migliaia di prigionieri dei nazisti, ebrei utilizzati come schiavi nell’industria bellica.

Un altro dei protetti USA, che trovò poi lavoro nella CIA, è Otto Albrecht Von Bolschwing, uno dei più stretti collaboratori di Adolf Eichmann, il padre dei piani iniziali dello sterminio del popolo ebreo. Fortunatamente, almeno Eichmann fu catturato dal servizio segreto israeliano in Argentina, processato e condannato a morte in Israele nel 1962.

Altro caso quello della SS Tscherim Soobzokov (1924-1985). Quest’uomo prese tranquillamente la residenza a Paterson, nel New Jersey e, sotto la protezione del Dipartimento di Giustizia Americano, non fu mai processato per i suoi crimini.

Altro rifugiato nazi negli USA, l’ucraino John Demjanjuk, colpevole di aver partecipato alla morte di circa 29mila persone nel campo di concentramento di Sobibor, in Polonia.

C’è poi il curioso caso del dott. Josef Mengele (1911-1979), il conosciuto “angelo della morte”, che vivisezionò ed esperimentò liberamente sui prigionieri ebrei. Mengele scappò in Sud America, prima Paraguay, poi Argentina ed infine Brasile. Gli investigatori dell’OSI si fecero inviare dal Brasile parte del cuoio capelluto di Mengele per analizzarne il Dna e confermarne l’identità. Come riuscì a scappare Mengele? Triste ma vero, questa volta fu l’Italia ad aiutarlo. Gli furono forniti dei documenti falsi dal comune di Termeno, in Alto Adige, che asserivano si chiamasse Helmut Gregor.

Una chicca: nell’informe dell’OSI si trovano anche le prove che dimostrano che la Svizzera comprò l’oro che i nazisti espropiarono agli ebrei. Il Dipartimento di Stato Americano era a corrente di tale transazione economica.

Per concludere, complimenti agli Stati Uniti per aver dato rifugio a questi scienziati ed averli fatti collaborare con loro. Tali scienziati hanno mangiato, bevuto, riso e scherzato per molti anni dopo la guerra, hanno continuato a lavorare tranquillamente, mettendosi a disposizione dello sviluppo scientifico mondiale, nel nome della pace.

 

Matteo Vitiello

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