Sarà una nuova Italia?

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Forse. Poco a poco. Perché, c’è fretta? In realtà sì… ma meglio procedere con calma.

Dopo il referendum, il cammino è ancora tutto in salita, anzi, dopo il degli italiani, che in realtà è un No, “No non vogliamo continuare così”, abbiamo appena cominciato ed intravedere e credere che c’è una strada, un’alternativa, un sentiero che possiamo intraprendere per riaffermare i nostri diritti di cittadini e, magari, mandare in galera i ladroni che, fino ad oggi, ci hanno fregati con il sorriso sulle labbra.

È vero che molti si sentono italiani a metà, molti dicono d’essere padani, altri se ne fregano del patriottismo, alcuni continuano e continueranno ad avere solo la banca come patria, altri ancora saliranno sul carro dei vincitori, anche se, sorpresa per loro, l’unico vincitore di questo referendum è il buon senso.

Abbiamo votato, abbiamo raggiunto il quorum su quesiti importantissimi ed oltremodo fondamentali per l’Italia ma non dimentichiamoci che circa metà degli italiani non sono andati a votare, chissà per pigrizia, menefreghismo, perché Berlusconi e questo governo ancora piace a molti o perché, semplicemente, c’è stato chi non si è reso conto dell’importanza dei quesiti su cui era stato chiamato a votare.

Comunque, come si dice, la maggioranza vince e tutti coloro che non hanno votato ora resteranno a guardare, o meglio a gufare, sperando che le cose vadano come vorrebbero, in poche parole che nulla cambi poi più di tanto.

Anche chi ha votato non sa se si faranno riforme entro i prossimi dieci anni, perché in Italia  le cose vanno così. Il nostro Belpaese ci ha insegnato che quando c’è aria di cambiamento, il comportamento del governo è quello di fare in modo che solo qualche piccolo cambiamento sia concesso, in maniera tale da permettere a tutti di continuare, in fin dei conti, come prima. Il classico principio dell’immobilismo italiano, che ha accompagnato lo stivale del Mediterraneo in tutta la sua storia di nazione.

Opportunismo e sotterfugi hanno fatto dell’Italia l’ultimo Paese a cui fare riferimento per quanto riguarda l’innovazione, lo sviluppo e la buona politica, rendendoci tutti vittime di un sistema economico che ci ha portati sul lastrico e, non contento, continua a calpestarci.

Cambierà qualcosa adesso? Solo se lo vorremo tutti quanti, se ci riuniremo in un rinnovato senso di patriottismo, mai condiviso fino ad oggi. Intanto l’attuale governo va avanti per le sue, Tremonti vuole fare una riforma e quelli della Lega dicono di essere stufi di prendersi sberle dai cittadini. Magari sarebbe ora di prenderli tutti a calci nel culo, forse così capiranno che la loro politica non è la soluzione ai problemi, che loro stessi hanno creato in questo Paese.

Vi ricordate quando Bossi gridava “Roma ladrona”? Dov’è ora l’Umberto dal membro duro? Seduto là, a Roma, amico intimo di Berlusconi. Colpa dell’ictus? No, pover’uomo, il fatto che anche lui è della stessa pasta dei prepotenti di questo governo e se la Padania, a suo tempo, si fosse scissa dal resto della penisola, oggi sarebbe una sorta di repubblica autocratica e despotica, destinata a fallire.

Perché il mondo è cambiato e sta cambiando grazie ai suoi cittadini, l’Italia non è sola al mondo ed il mondo non è l’Italia. Attorno a noi sta succedendo il finimondo, rivoluzioni, disastri naturali, violenze e soprusi e noi ci preoccupiamo dei flussi migratori, che sono la normale e diretta conseguenza di tali eventi. L’Italia confina con il resto del mondo e non può fare altrimenti: tutti dovrebbero essere coscienti che le cose non possono essere come prima, il mondo non si ferma, va avanti e i popoli si mescolano… e anche in Italia saremo sempre più caffè-latte, mi spiace per i neonazi ma è l’evoluzione. Solo una terza guerra mondiale a base di atomiche potrà fermare la libertà degli uomini di vivere, migrare e far rispettare i propri diritti, ovunque.

C’è, finalmente, chi si è svegliato anche in Italia da quel conveniente letargo, nato dalla fiducia di vivere in un Paese forte, economicamente avanzato e dentro ai G8. Cazzate. L’Italia è sempre andata peggio negli ultimi anni, sta male, economicamente e politicamente. Ora che siamo arrivati alla portata finale, alla frutta, la sorpresa è sotto gli occhi di tutti: una mela piena di vermi.

Se non abbiamo permesso che si costruiscano centrali nucleari, se vogliamo che l’acqua non sia sponsorizzata da Benetton, con tanta pubblicità quanto residuo fisso, se abbiamo detto basta al legittimo impedimento, con cui Berlusconi si svincolava dai processi e dalle accuse, ora è tempo di intraprendere il cammino e siamo solo all’inizio di quella che potrebbe far diventare una nuova era per la nostra Italia.

I politici che vogliono farsi portavoce del progresso ed offrirci la speranza di un Paese nuovo, devono riconoscere, innanzitutto, che non faranno rinascere l’Italia da soli ma solo con il nostro aiuto e secondo la volontà del popolo italiano. Sì, tocca a noi alzarci dal divano e dimostrare d’essere degni di poter costruire una nuova Italia, migliore, più sana, più forte, un Paese che possa essere l’esempio da seguire. Se ci faremo bastare il “vabbé dai” ed aspetteremo passivamente l’ascesa di un nuovo leader, non cammineremo mai con le nostre gambe e ci faremo fottere di nuovo.

L’Italia è diventata famosa nel mondo per gli spaghetti, la dittatura di Mussolini, la mafia ed il sorriso di Berlusconi. E là è rimasta, stagnante e piena di politici ed imprenditori politicanti che ci hanno preso tutti per il culo per 150 anni. Ora, chiedo a voi, volete continuare così o volete un’Italia nuova?

I tempi cambiano e noi dobbiamo cambiare.

Matteo Vitiello

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