Pillole per renderci mansueti

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“And if ever, by some unlucky chance, anything unpleasant should somehow happen, why, there’s always soma* to give you a holiday from the facts. And there’s always soma to calm your anger, to reconcile you to your enemies, to make you patient and long-suffering. In the past you could only accomplish these things by making a great effort and after years of hard moral training. Now, you swallow two or three half-gramme tablets, and there you are”. [Aldous Huxley, “Brave New World]. (*nella novella, il “soma” è una droga usata dai potenti per sottomettere i cittadini, ndr)

Il mal d’amore rischia di diventare un vera patologia. Colpa degli psicofarmaci, creati per curare fantomatiche malattie, che non sono altro che normali alterazioni del nostro stato emozionale. Abili speculatori economici e chimici corrotti, in veste di farmaceutici in erba, hanno imparato a come fomentare, in maniera sempre più subdola e persuasiva, la paura nell’opinione pubblica, creando inesistenti demoni interiori da combattere a colpi di pillole.

L’industria farmaceutica ne produce ogni anno di nuove, pericolose droghe legalizzate, prescritte con sempre più facilità: così gira la ruota finanziaria di uno dei settori più lucrativi del mondo, lasciando da parte la responsabilità sociale, morale ed etica, sostituite dal mero interesse economico e politico.

Al giorno d’oggi, parlare di responsabilità dell’industria farmaceutica suona come un grido idealista il cui eco è ormai andato perduto. L’industria del farmaco è, tristemente, un soggetto economico che lavora per creare, ogni giorno, nuove pillole “per stare meglio”, proponendole come panacea della sofferenza e dei mali del vivere.

Ansietà, iperattività, ossessioni, tristezza, rabbia e tutti i nostri più normali sbalzi umorali quotidiani od emozioni “negative” vengono considerate disturbi mentali dall’American Psychiatric Association, che sta a punto di catalogarle come tali nella redazione del DSM-5 (la cui pubblicazione è prevista per Maggio 2013, ndr), l’ultima revisione del Diagnostic Statistical Manual, la bibbia di tutti gli psichiatri del mondo.

Stati d’animo come la sofferenza, la tristezza o la malinconia saranno diagnosticati più velocemente come disturbi mentali, per rendere così più facile il procedimento di prescrizione di un psicofarmaco. In un sistema farmaceutico sempre meno le persone, la responsabilità di medici e farmaceutici è stata derisa e calpestata dall’interesse economico e dall’ebbrezza del potere del controllo sociale.

Se da un lato, ci sono ancora molte persone che non ricorrono allo psicologo od al psichiatra, non appena si sentono depresse, instabili, deboli od ossessionate, dall’altro una gran fetta di popolazione s’imbottisce sempre più di pillole, per poi ammalarsi davvero di depressione.

Ad alimentare il dubbio personale sul se si sta soffrendo una patologia psicologica o meno, esiste poi il marketing farmaceutico, che lavora a braccetto con le amministrazioni mediche locali e nazionali, preoccupandosi di inculcare ed alimentare un certo sentimento di preoccupazione o paura e studiare quando siano i momenti più opportuni o quali i target più facilmente persuasibili. Invece di aiutare, l’industria farmaceutica preferisce farci ammalare per curarci, proponendo questo o quell’altro farmaco per risolvere qualsiasi problema.

“Persone che obbedienti seguono il gregge, che non sono mai troppo tristi, arrabbiate od eccitate, bambini che giocano tranquilli, che non si annoiano e non gridano, questo è l’obiettivo delle industrie che producono psicofarmaci – afferma Monica G. Young, investigatrice del Citizen Commission on Human Rights International – creare masse di disappassionate sheeple (un mix delle parole “people” – gente e “sheep” – pecora, ndr) impaurite e mansuete. E quando una di loro va oltre un limite prestabilito, la risposta è semplice: marcarla come anormale e prescriverle una pillola. La sofferenza umana potrà essere presto diagnosticata come un disordine mentale, come si preannuncia nella nuova edizione del DSM-5, che raccomanda l’eliminazione della clausola temporale nella diagnosi dei principali disordini depressivi. In pratica, per gli psichiatri non sarà più necessario aspettare mesi prima di qualificare patologico uno stato depressivo. Un semplice stato d’animo triste, che deriva, ad esempio, da una disillusione amorosa, potrà venire da subito diagnosticato come disturbo psichiatrico e sarà più facile prescrivere un psicofarmaco ad hoc.

“Le industrie di psicofarmaci sono note per minimizzare gli effetti psicotropici delle loro droghe. La verità è che chi usa anti-depressivi tende a cadere in una spirale di depressione di lungo corso, rappresentando così un gran profitto per gli psichiatri ed i creatori di queste droghe” – afferma Robert Whitaker, giornalista medico nominato al Pulitzer.

“Il principale target delle industrie psicofarmaceutiche sono i bambini – continua Monica Young – che, come rivela il report annuale della Medco Health Solution, rappresentano il mercato di riferimento in più grande espansione. Le prescrizioni per bambini sono aumentate quattro volte tanto quelle del resto della popolazione! Il peggio della psichiatria contemporanea si riversa nell’obiettivo di curare con psicofarmaci i bambini, additando il comportamento iperattiva dei più giovani, come disordine mentale e proponendo una sorta di modello di “bambino socialmente accettabile”. Con la stesura del DSM-5, anche un bambino di sei anni potrà essere trattato con psicofarmaci. Chi decide qual è il limite, per un adulto od un bambino, tra normalità e disordine mentale? Per esempio, gli indici, che si pubblicheranno nel 2013 nel nuovo DSM, qualificano come anormali anche i seguenti comportamenti: elevata autostima, alta sensibilità alla critica, disobbedienza alle autorità e comportamenti che si allontanano dalle aspettative culturali”.

Praticamente, il DSM-5, la bibbia di psicologi e psichiatri, sta delineando norme psichiatriche da catalogare più come strumenti di totalitarismo sociale, che di supporto alla diagnosi medica. Una campanella d’allarme e, come sottolinea Monica Young, “ricordiamo che l’Unione Sovietica utilizzò le etichette dettate dall’industria psicofarmaceutica per la propria politica di controllo sociale: le persone che sfidavano il regime comunista venivano diagnosticate come malate di mente, isolate e medicate con la forza”. Un po’ quello che succede oggi, anche nei cosiddetti “regimi democratici”, dove si agisce con armi più subdole e meno dirette, senza mai smettere di sorridere al cittadino e si consiglia di avere fiducia cieca nel sistema medico e farmaceutico del proprio Paese.

Se da un lato la colpa è degli squali dell’industria psicofarmaceutica e della perdita di valori etici nella professione medica, dall’altro sarà fondamentale che le persone perdano il vizio di ricorrere alle medicine per qualsiasi tipo di malessere psichico. Sentirsi male, tristi, depressi, sono stati emozionali del proprio essere, non sono da eliminare con un farmaco ma vanno affrontati faccia a faccia, vissuti, come si vivono i momenti felici, e compresi, perché sono la chiave per conoscere meglio sé stessi. Tantomeno bisogna far assumere, per nessuna ragione al mondo, psicofarmaci ai bambini. Gli psicofarmaci e gli anti-depressivi sono droghe che non aiutano, non servono per stare bene, bensì alimentano la paura e l’insicurezza delle persone.

L’uomo nasce forte, altro che farmaci, l’introspezione e la meditazione sono le uniche pillole di saggezza che vi possono prescrivere.

Matteo Vitiello

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