In Cina si censura tutto e si ammazzano i trasgressori

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Questo articolo è una denuncia. Non solo, è un’incitazione alla sovversione, dedicato ai cittadini della Cina ed a tutti gli uomini e tutte le donne di qualsiasi altro Paese al mondo in cui il regime militare, politico o la falsa democrazia stanno violando i propri diritti d’essere umano.

Questo articolo è un appello, un appello a tutti i cittadini del mondo che lottano per la propria libertà, a tutti coloro che vogliono il bene, non solo il proprio, bensì quello di tutti.

Questo articolo istiga alla sovversione contro politici, militari, imprenditori e contro tutte quelle persone che, per la propria fame e sete di potere e denaro, sono stati e continuano ad essere disposti a calpestare i diritti di altri uomini e di altre donne.

Questo articolo sta dalla parte dei ribelli e dei rivoluzionari non armati di tutto il mondo, del passato, del presente e del futuro.

Queste parole sono parole di pace, che lotteranno contro qualsiasi altro pensiero, altra parola, altro articolo o discorso che racchiuda in sé malvagità, corruzione, minaccia o tirannia nei confronti di qualsiasi essere umano sulla Terra.

Queste parole sono scritte in onore di tutte quelle persone a cui stanno sparando in faccia, a quelle che stanno soffrendo torture, a quelle che stanno venendo abusate e violentate in questo preciso momento.

Questo articolo è un appello anche pei mercenari di tutto il mondo, per le forze militari ed ai corpi di polizia, affinché si rendano coscienti del perché combattono, contro chi e chi difendono.

Questo articolo è un’incitazione alla sovversione contro i capi di Governo di tutto il mondo che mentono, rubano, violentano e uccidono.

Queste parole sono dedicate a tutti i rivoluzionari non armati del mondo, nella speranza che domani venga rispettata la dignità di ogni uomo ed ogni donna e vincano pace e amore, nel segno della rivoluzione del gelsomino.

I cittadini cinesi che sono riusciti a seguire le notizie, sanno che l’era delle rivolte contro la tirannia dei regimi è cominciata, continua e continuerà. Dalla tunisina, all’Egitto, alla Siria, Yemen, Libia, la Rivoluzione del Gelsomino è la speranza anche per la Cina di liberarsi dall’oppressione e far sbocciare la vera democrazia nel proprio Paese.

Il gelsomino rappresenta l’amore, l’eleganza, la grazia, l’amabilità, è simbolo di buon auspicio per un’unione felice e duratura.

Ho dedicato questo articolo al popolo cinese, perché la Cina è un Paese il cui Governo, a parte negare la libertà d’informazione, opinione e parola, è arrivato al punto di negare anche il diritto di parlare di un fiore, del gelsomino appunto, perché istigherebbe a pensieri ed atti rivoluzionari.

Che crescano gelsomini in tutta la Cina e sovvertano la tirannia ovunque essa sia esercitata e che fiorisca un gelsomino nel giardino di ogni tiranno.

Ecco una lista di alcuni dei cittadini cinesi detenuti per solo aver parlato o scritto a favore della democrazia e del rispetto dei diritti umani:

  • Gao Xingjian: scrittore, pittore, direttore e Premio Nobel per la Letteratura nel 2000. Ha bruciato in pubblico molti dei suoi manoscritti per evitare il carcere;
  • Guo Quan: professore. 10 anni di prigione, accusato di sovversione al potere dello stato;
  • He Depu: scrittore. 8 anni per incitazione alla sovversione attraverso Internet;
  • Huang Qi: webmaster ed attivista contro il traffico di esseri umani. 5 anni per incitazione alla sovversione e 3 anni per possessione illegale di segreti di stato inerenti il terremoto di Sichuan del 2008;
  • Jiang Lijun: scrittore. 4 anni per incitazione alla sovversione attraverso pubblicazione in Internet di articoli dissidenti;
  • Jiang Yanyong: medico e fisico. Rivelò i traumi a cui vennero sottoposti gli studenti che si rivoltarono in piazza Tienanmen e comunicò ai mass-media internazionali delle false statistiche rese pubbliche dal Governo cinese sull’epidemia SARS (rimando alla lettura di questo link: Jiang Yanyong);
  • Liu Xiaobo: professore di letteratura Premio Nobel per la Pace 2010. 11 anni per incitazione alla sovversione;
  • Shi Tao: giornalista, scrittore e poeta. 10 anni per diffusione d’informazioni ai mass-media internazionali;
  • Wang Xiaoning: ingegnere. 10 anni per incitazione alla sovversione;
  • Wang Bingzhang: creatore della rivista China Spring, prima rivista pro-democrazia cinese e fondatore di due partiti politici pro-democrazia. Condannato all’ergastolo (rimando al link: Wang Bingzhang);
  • Wei Jingsheng: elettricista. 15 anni per divulgazione di segreti militari;
  • Zhao Changqing: insegnante di storia. 6 anni per partecipare alle rivolte di Tienanmen;
  • Cheng Jianping: attivista online. 1 anno di lavori forzati per aver pubblicato un post sarcastico su Twitter;
  • Tan Zuoren: blogger. 5 anni per incitamento alla sovversione del potere statale. È stato un attivista dei diritti civili, noto per avere investigato sul crollo di diverse scuole durante il terremoto del Sichuan nel 2008 e sugli eventi di piazza Tienanmen;
  • Ding Mao: è stato incarcerato lo scorso mese di febbraio 2011, per aver soltanto parlato della rivoluzione dei gelsomini. Aveva spedito messaggi via Internet invitando la gente a scendere in piazza ogni domenica per fare proteste pacifiche;
  • Ran Yunfei: scrittore e autore di blog. È stato arrestato il 20 febbraio 2011 con l’accusa di istigazione alla sovversione contro il potere statale, per avere inneggiato su Internet alle proteste di piazza ed aver accusato funzionari corrotti responsabili della cattiva costruzione delle scuole crollate nel terremoto del Sichuan del 2008;
  • Xiao Shu: giornalista del Southern Weekly. Lo scorso febbraio 2011, è stato costretto a prendersi due anni di vacanza ed il suo direttore gli ha ordinato di non scrivere altri articoli;
  • Peng Xiaoyun: giornalista del di Time Weekly di Guangzhou. È censurata e sotto accusa;
  • Chen Wei: democratico di Sichuan. Ha ricevuto la formale accusa di istigazione alla sovversione;
  • Yang Hengjun: scrittore australiano nato in Cina. Aveva pubblicato articoli su argomenti ritenuti sensibili dalle autorità. È scomparso dopo che il suo volo da Pechino e Guangzhou è atterrato all’aeroporto di Baiyun, lo scorso 27 marzo 2011. Yang è uno dei più autorevoli autori di articoli su Internet, il suo blog riceve milioni di visite. Si teme sia stato rapito dalla polizia ma il Governo di Pechino dice di “non conoscere questa persona”.

“Sicurezza e stabilità sono gli obiettivi condivisi del popolo cinese. Chi spera di provocare incidenti si fa delle illusioni. Chi spera di ispirarsi alle rivolte nel mondo arabo è condannato a fallire” [Wang Hui, portavoce del governo della città di Pechino].

“È molto difficile che in Cina possa accadere a breve quello che vediamo nei paesi arabi, secondo quello che mi hanno riferito alcuni leader cinesi. Oggi mi trovavo con due ministri che mi hanno spiegato le tre ragioni che rendono impossibile una rivoluzione dei gelsomini. La prima è economica: mai prima d’ora nella storia del Paese così tante persone hanno migliorato la loro qualità della vita come è avvenuto in Cina negli ultimi trent’anni. Ci sono squilibri e problemi, certo, ma la gente ammette che la stabilità è necessaria perché il tenore di vita continui a crescere. La seconda ragione è nel modo i cinesi si occupano dei giovani: nel mondo arabo, hanno sottolineato i due ministri, oltre il cinquanta per cento della popolazione è giovane. In Cina, grazie al controllo delle nascite la percentuale è inferiore. Ma la cosa ancora più importante è che i leader cinesi si sono impegnati a garantire lavoro per i giovani. Secondo loro, dei 6,4 milioni di laureati l’anno scorso, tra l’ 80 e il 85% hanno trovato un impiego. La terza è la riforma politica. I leader hanno dei limiti per il loro mandato. I ministri devono andare in pensione a sessantacinque anni, i membri del Politburo a settant’anni e anche il segretario generale del partito comunista che è il leader del Paese deve ritirarsi dopo due mandati. Le regole sul termine dei mandati sono molto importanti per prevenire quanto è successo nel mondo arabo” [Robert Lawrence Kuhn, analista politico].

In questi giorni in Cina, la sola vista del gelsomino o di un suo simbolo scatena dure repressioni da parte della polizia. Lo scorso 27 marzo 2011 la polizia è stata incaricata di impedire l’accesso alla stampa internazionale nella zona delle manifestazioni. Quello che chiedevano i cinesi durante la manifestazione pacifica erano semplicemente queste cose:

  • We want food, we want work, we want housing! (们要食物、我们要工作、我们要住房!)
  • We want fairness, we want justice! (们要公平、我们要正义!)
  • Guarantee property rights, protect judicial independence! (保障私有产权、维护司法独立!)
  • Initiate change in political reform, end one party dictatorship! (动政治改革、结束一党专政!)
  • Lif restrictions, free the press! (开放报禁、新闻自由!)
  • Long life to freedom, long life to democracy! (自由万岁、民主万岁!)

Oltre ad essere un Paese dove migliaia si siti Internet sono oscurati, soprattutto quelli dei mass-media internazionali, dei siti e dei blog di notizie, nelle ultime settimane in Cina sono state censurate nella rete web le seguenti parole: Egitto, gelsomino, Tunisia.

In Cina l’accesso alla rete è disponibile per 384 milioni di abitanti, il 30% della popolazione e da giorni i cinesi non possono utilizzare il servizio Gmail di Google.

“L’accusa di istigazione alla sovversione o al rovesciamento del sistema socialista ormai è considerata consistere in qualsiasi critica verso la posizione del Partito Unico Comunista” [Nicholas Bequelin, funzionario del gruppo Human Rights Watch].

Questa è la Cina, o meglio, questo è quello che fa il regime che governa la Cina: cercare di mantenere i cittadini all’oscuro di quanto sta succedendo nel resto del mondo, limitando l’accesso a qualsiasi tipo di notizia e controllando la vita quotidiana d’ognuno di loro, facendoli lavorare a ritmi inumani e con salari pessimi, mantenendoli legati il più possibile al lavoro ed alla routine, come diligenti schiavi dell’era contemporanea.

Le persone che continuano ad essere imprigionate e condannate a tre, cinque, dieci anni o addirittura all’ergastolo, come se fossero omicidi, sono persone colte, letterate, addirittura Premi Nobel, cittadini che cercano di difendere i propri diritti, cittadini che vogliono vivere la propria vita, in un Paese democratico e rispettoso della dignità e della libertà di ognuno di loro.

Queste persone sono in carcere, alcune vengono torturate, violentate ed uccise, solo per aver alzato la voce e cercato di far sapere come si vive in Cina e che fine si fa se si vuol essere liberi di ascoltare, vedere, parlare, essere e vivere una vita degna d’essere chiamata vita.

A loro e ha tutte le vittime dell’era della tirannia, dedico questo articolo dissidente e che incita alla sovversione.

Se mai tu che stai leggendo questo articolo ti trovi in Cina e sei oppresso dal regime che governa il tuo Paese, sappi che questo articolo l’ho scritto pensando a te, pregando affinché le cose cambino, oggi stesso.

Matteo Vitiello

“Loro pensano che colpire con l’accusa di sovversione chi critica il governo possa fermare la determinazione del popolo a combattere per la libertà ma questo significa sottostimare la determinazione della gente a proteggere i propri diritti”.

[tratto dal blog di Ran Yunfei]

“La tristezza è inevitabile, ma… non ho rimpianti per essere stato indipendente, corretto e razionale”.

[tratto dal blog di Xiao Shu]

Allego il testo del rapporto su Internet in Cina (giugno 2010), diramato dall’Ufficio di Informazione del Consiglio di Stato di Pechino. Nella sezione dedicata alla censura il Governo spiega per quale motivo la popolazione non può usufruire di tutti i contenuti della rete: “limitare gli effetti dannosi dell’informazione illegale sulla sicurezza di Stato, l’interesse pubblico ed i bambini”.


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